Un male misterioso. In Cina, pensano di averlo contratto a centinaia, forse a migliaia. C’è chi è convinto di avere una mutazione della SARS, chi una nuova malattia virale estremamente contagiosa, la maggior parte pensa di avere l’AIDS - magari in una sua forma evoluta. È da quest’estate che i medici dei principali ospedali del Paese ricevono pazienti convinti di aver contratto un virus misterioso a seguito di rapporti non protetti con prostitute (una pratica piuttosto diffusa in un Paese che conta milioni di lavoratrici del sesso). Si tratterebbe di un male immaginario, frutto dell’autosuggestione dei presunti degenti.
È un’autosuggestione facile da spiegare, del resto. Il comportamento delle autorità sanitarie nel corso degli anni è stato tutto fuor che trasparente in occasione di epidemie virali: la politica adottata in passato dal governo può essere facilmente riassunta nel binomio “negare e nascondere”. Così, ad esempio, è stato ai tempi della SARS nel 2003, quando Pechino preferì non divulgare notizie sul contagio per motivi di ordine pubblico.
Anche sull’AIDS le notizie a disposizione del pubblico sono poche e confuse. Secondo le Nazioni Unite, i sieropositivi in Cina sono 700.000, anche se si tratta di una stima sicuramente imprecisa stante la reticenza del governo in materia. Negli ultimi tempi sembra che le autorità cinesi stiano mutando atteggiamento, anche se episodi come lo scandalo del mercimonio di sangue trasfuso, che provocò pochi anni fa il contagio di interi villaggi di contadini e che venne coperto dalla polizia anche con la forza, restano sintomatici di quale sia l’approccio dei vertici politici. Per questo, quando i pazienti si sentono dire che i loro malanni sono frutto dell’immaginazione non si fidano e rimangono convinti di aver contratto l’AIDS o un’altra malattia che ai piani alti si vuole tenere segreta.
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